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MARIA SS. DEL BOSCO, e' la Patrona di Buscemi in provincia di Siracusa, l' immagine originale più antica della Santa Vergine  è conservata su un intonaco di un piccolo ma suggestivo Santuario poco fuori il centro abitato. 

la leggenda

Un’antica storia narra che un giorno si presentarono ad alcuni abitanti di Buscemi, due frati privi di parola ma con gesti e suoni gutturali, fecero loro intendere che avevano bisogno di attrezzi per riuscire ad aprire un varco tra la fitta boscaglia e poter così rinvenire qualcosa di straordinario.
Gli uomini decisero di accontentare i due frati: procurarono gli attrezzi richiesti e, spinti dalla curiosità, decisero di aiutarli a raggiungere il loro scopo.
Dopo non poca fatica, giunsero in una radura, dove scorsero, con grande stupore, un muretto sul cui intonaco, spiccava un dipinto policromo raffigurante la Madonna.
La Vergine, seduta su un masso, reggeva con la mano sinistra il globo terraqueo e sul ginocchio destro il Bambin Gesù.
La notizia del rinvenimento si diffuse tra tutti gli abitanti di Buscemi che, pieni di fede, accorsero ad ammirare il misterioso dipinto e decisero, dato l’insolito avvenimento, di erigere un Santuario in quel luogo.
Per la realizzazione di tale opera si presentò il problema della mancanza d’acqua nelle vicinanze, risolto poi dall’intervento dei due frati che, scavando a poca distanza dal punto in cui avevano rinvenuto il dipinto, fecero sgorgare da terra uno zampillo d’acqua limpidissima. I due enigmatici uomini si allontanarono silenziosamente, scomparvero e da quel giorno non furono più rivisti.

scarica un antico volantino con la storia, clicca quì

Ricerca storica a cura di Giuseppe Guzzardi:

MADONNA DEL BOSCO
LA STORIA 
Francesco M. Emanuele e Gaetani, Marchese di Villabianca, citando l'altro storico mons. AnTonio Mongitore ( 1663 - 1743) così racconta: " in un bosco di tale campagna ( di Buscemi) capitarono una volta due romiti ambedue mutoli ( o forse legati alla regola del silenzio) li quali avendo per sorte ritrovata una antica immagine di Maria Vergine, le fabbricarono in Suo onore una chiesa ricevendone poscia il miracolo di trovare quivi gran copia di acqua, che si rende salutare ad ogni sorta di infermi". La storiografia sconosce fino ad ora la data esatta della " inventio" ( ritrovamenti) del dipinto murale probabilmente retaggio di una antica cappelletta votiva poi abbandonato e con il tempo sommersa dai rovi, posizionata, come era costume all'inizio della folta e pericolosa foresta della " giambra" che aveva inizio proprio in quel punto e l'attuale toponimo "bosco rotondo" ci aiuta a capire. Nel corso di un restauro del dipinto è stata avanzata l'ipotesi che lo strato originario del dipinto soprastante ad altri quattro risalga ai primi del '600 , durante i"l regno" in Buscemi, probabilmente, di Don Antonio Requesenz, 2° Conte di Buscemi e Principe di Pantelleria.Vi è da considerare come, durante tutta la prima metà del "600" immediatamente dopo il concilio di Trento, in periodo di controriforma ( o riforma cattolica) ad arginarequella protestante (rifiuto del culto della Madonna e dei Santi) fiorirono in tutta Europa i ritrovamenti di immagini sacre.E lo schema era quello classico(da Francois Le Brun-le riforme): "un pastore o un contadino scopre una statua o un dipinto raffigurante un Santo o la Madonna nelle vicinanze di una sorgente, in molti casi all'inizio di una folta foresta, i primi pellegrini accorrono, si verificano i primi miracoli e le autorità religiose, dapprima reticenti, dopo una breve inchiesta cedono subito all'entusiasmo popolare".Elemento che non poteva assolutamente mancare nella "location" dei ritrovamenti era la presenza di un fitto bosco, dell'acqua per bagnarsi sia direttamnete che a beneficio di qualche parente infermo, intingendo all'uopo una pezzuola, al fine di ottenere la grazia ricercata.
In zona, coevi, sono stati gli analoghi ritrovamenti a Niscemi(Madonna del Bosco), Buccheri (Madonna delle Grazie), Chiaramonte (Madonna di Gulfi), Noto (Madonna della Scala).
In ogni caso, qualunque sia stata la modalità del ritrovamento o l'eventuale "ratio" sottostante, detto ritrovamento ha contribuito a rinverdire il culto per la Beata Vergine verso il quale il devoto popolo buscemese sicuramente eccelle. 

la storia

Si riuscì infine a costruire il Santuario che però fu distrutto, come del resto l’intero centro abitato, dal catastrofico terremoto del 1693.
Crollò ogni cosa ma il dipinto rimase miracolosamente integro.
Buscemi fu ricostruita in un nuovo sito, ma, il Santuario fu riedificato nel luogo in cui si trovava, lo stesso in cui è ubicato attualmente. Intorno alla fine del XVIII sec. fu realizzata una statua somigliante al dipinto e nel 1919 esattamente il 18 Maggio, la Vergine, denominata “MADONNA DEL BOSCO”, venne proclamata, per voler del popolo, patrona di Buscemi.
Il suo Santuario, situato a circa un chilometro dal centro abitato, è meta di numerosi fedeli, i quali, in prossimità dei festeggiamenti che si svolgono all’ultima domenica di Agosto, usano compiere il cosiddetto “Viaggiu scausu”, partendo dalle proprie abitazioni, sino ad arrivare al Santuario pregando la Madonna. Durante i tre giorni che precedono la festa, al Santuario vi sono solenni celebrazioni liturgiche, mentre in paese si tengono spettacoli d’intrattenimento.

 


la festa

Il sabato (vigilia dei festeggiamenti), alcuni giovani del paese si recano a rendere omaggio alla propria patrona, partendo dalla chiesa Madre con degli stendardi e un gonfalone della Madonna. La domenica mattina, alcuni colpi di cannone e il suono festoso delle campane, svegliano il paese e danno inizio ai festeggiamenti. Alle 9.30, inizia la processione mattutina, l’artistica “vara” (fercolo) ottocentesca con la statua della Madonna, esce dal Santuario tra lo sparo di bombe ed il suono festoso delle campane e della banda musicale.
Il fercolo preceduto dagli stendardi e da molti devoti a piedi scalzi, che portano in mano una torcia, è portato in processione dai buscemesi che fanno il voto della “spada nura” in altre parole portando a spalla nuda per tutto il lungo percorso il fercolo con il simulacro della Madonna, e rivolgendosi ad Essa con voce corale “e chi siemu tutti muti evviva a Maronna”. Alle ore 10, il simulacro è accolto all’ingresso del paese da ventuno colpi a cannone, da molti fedeli e dalle Autorità cittadine, i quali le donano dei fiori e si aggiungono alla processione. Alcune centinaia di metri più avanti, si arriva ad una piccola salita molto stretta e ripida, la qual è fatta di corsa dai portatori, e mentre è percorsa, invocano per la fatica la Madonna con il grido “e chiamamula ca na aiuta evviva a Maronna”.
Numerosi sono i genitori che svestono i propri bambini al passaggio del simulacro donando gli abiti come segno di ringraziamento e devozione. Intorno alle ore 13.30, la processione si conclude nella chiesa Madre, tra scampanii festosi, lo sparo di bombe e il lancio di ‘nzareddi (fettuccine di carta colorata) e palloncini. La sera si svolge una S. Messa solenne con la presenza delle Autorità cittadine e dopo, si svolge la processione serale sull’artistico carro, percorrendo le vie principali del paese seguita da molti fedeli.
Al rientro della processione, in piazza si svolge uno spettacolo musicale, infine la serata si conclude con uno spettacolo pirotecnico. La sera della domenica successiva, il fercolo con il simulacro sono riportati al Santuario sempre seguita da numerosi fedeli che pregano devotamente la loro patrona. All’uscita del paese la Madonna è salutata da un piccolo spettacolo pirotecnico. I festeggiamenti si concludono con la deposizione della Madonna nella propria cappella del Santuario.